Confiscati beni per 7 milioni di euro

Il Tribunale conferma la richiesta contro il “clan” Di Giovanni.

Confiscati beni per 7 milioni di euro
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Confiscati beni per 7 milioni di euro. L'operazione condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Novara è tra le più importanti condotte in Piemonte.

Confiscati beni per 7 milioni di euro

La Squadra Mobile della questura di Novara nella giornata di mercoledì ha dato esecuzione a una serie di provvedimenti di sequestro e confisca di beni per un valore stimato di circa 7 milioni di euro, nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata. Un patrimonio che, come ha evidenziato la questura nel dare la notizia dell’operazione sabato mattina, “potrà essere ora destinato alla collettività”.  Secondo quanto reso noto mercoledì 4 luglio la Squadra Mobile di Novara, su ordine del Tribunale di Novara – Sezione Penale – Collegio per l’Applicazione di Misure di Prevenzione, ha dato attuazione alla fase conclusiva di “una vasta operazione di Polizia che ha visto, per diversi anni, dal 2014 ad oggi, come obiettivo il noto ‘Clan Di Giovanni’”.

L’operazione del 2014

Per inquadrare il contesto dell’operazione è stato ricordato che nel 2014, infatti, la Squadra Mobile aveva portato a conclusione un’articolata indagine nei confronti del “Clan Di Giovanni” i cui esiti venivano raccolti dalla procura inquirente e dal gip del Tribunale di Novara, diventando parte integrante di ordinanze di custodia cautelare in carcere ed ai domiciliari nei confronti di sette esponenti del sodalizio: Giuseppe Di Giovanni detto “Pino” classe ‘62, Francesco Di Giovanni, Ignazio Di Giovanni, Sergio Agostinelli, Giuseppe Di Giovanni classe ’76, Francesco Pirrello, Angelo Migliavacca, Massimiliano Alia. Questi si erano resi a vario titolo, responsabili di reati quali usura, estorsione aggravata, riciclaggio e porto abusivo di armi comuni da sparo, nonché il deferimento all’autorità giudiziaria di ulteriori 35 persone, “sempre legate al gruppo criminale”.

I nuovi sviluppi

Le indagini sono però proseguite negli anni successivi, “attraverso una lunga serie di accertamenti e l’analisi di oltre 200 prodotti bancari (conti correnti, titoli, obbligazioni …). Sono stati svolti mirati approfondimenti investigativi che hanno consentito di ricostruire in maniera capillare i rapporti economico-patrimoniali tra tutti i soggetti coinvolti ed individuare tutti i beni mobili e immobili intestati ai destinatari dei provvedimenti restrittivi, ai loro prossimi congiunti, nonché ad un elevato numero di individui ritenuti a loro contigui”.

Almeno dieci società

Gli accertamenti di natura patrimoniale hanno portato alla luce “un vero e proprio schermo di apparente liceità dietro al quale si celavano almeno dieci società, totalmente o per importanti quote, fittiziamente intestate a prossimi congiunti o alle cosiddette ‘teste di legno’, soggetti attraverso i quali il clan gestiva importanti interessi economici, ‘ripuliva’ proventi illeciti e si autofinanziava”.
I riscontri ottenuti dalla Squadra mobile novarese avevano portato il 3 agosto 2015, il questore di Novara, a richiedere “il sequestro ai fini della confisca dei beni e dato avvio al procedimento per l’adozione di misure di prevenzione sia personali sia patrimoniali, al fine di annientare completamente, anche dal punto vista economico, l’operato del sodalizio criminale”.

Provvedimento di sequestro preventivo

La proposta era stata accolta e l’11 dicembre 2015, il Tribunale di Novara aveva emesso un provvedimento di sequestro preventivo di 15 unità immobiliari – tra cui ville, cascinali, tre appartamenti ubicati in una località turistica in provincia di Venezia, nella maggior parte dei casi, beni distribuiti nelle provincie di Novara, Vercelli, Biella e Venezia; 150 veicoli (tra cui auto di lusso del tipo Ferrari, Porsche, Audi e Mercedes) nella maggior parte mezzi da trasporto su gomma e da cantiere; oltre 100 prodotti bancari; 10 società, otto delle quali sequestrate nella loro totalità aziendale - beni stimati per un valore complessivo prossimo o superiore ai 7 milioni di euro. Inoltre era stata avviata la procedura per l’applicazione della Misura di Prevenzione Personale della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza.

La svolta

Nella giornata di lunedì 2 luglio di quest’anno, al termine di una fase procedurale durata due anni e mezzo, il Tribunale di Novara – Sezione Penale – Collegio per l’Applicazione di Misure di Prevenzione, “oltre a confermare nella quasi totalità le ipotesi avanzate con la Proposta del Questore di Novara del 3 agosto 2015 – e successive integrazioni – ha applicato a Giuseppe Di Giovanni classe ’62 (attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Vercelli) e a Giuseppe Di Giovanni classe ‘76, la Misura di Prevenzione della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza. per la durata, rispettivamente, di 3 anni e di 2 anni con contestuali prescrizioni”.

Un patrimonio di immenso valore

Il Tribunale di Novara – Sezione Penale – Collegio per l’Applicazione di Misure di Prevenzione ha ordinato, inoltre, “il sequestro di 16 veicoli tra motrici e semirimorchi, altre tre unità immobiliari, un appartamento, un garage, ed un locale commerciale, ubicato nel comune di Prato Sesia ove tuttora insiste il locale notturno denominato “Eden Club”, gestito, quasi ininterrottamente dagli anni ’80 fino ad oggi, dalla famiglia Di Giovanni. Il locale risultato essere anche adibito all’esercizio della prostituzione ed ove, alla fine degli anni 80 - inizio anni 90, furono pianificati due omicidi - quello di Enzo Pirrone e Bruno Caldara - per i quali Lorenzo Di Giovanni sta scontando la pena dell’ergastolo in regime di semilibertà presso la casa circondariale di Biella”.

Anche una Ferrari Modena 360

Infine, a completamento di quanto già disposto nel dicembre 2015, il Tribunale di Novara – Sezione Penale - ha ordinato la confisca di quanto precedentemente sequestrato e, precisamente, “di 25 unità immobiliari, tra abitazioni ad uso civile, garage, magazzini e terreni; 43 prodotti bancari; l’intero compendio di 7 società; 1 quota partecipativa in altra società; 130 veicoli, tra i quali una Ferrari Modena 360”. La questura di Novara rimarca che “alla luce dell’attuale decisione del Tribunale di Novara appare dunque del tutto evidente, stante anche la natura dei reati contestati agli indagati, che l’immenso patrimonio dagli stessi accumulato nel corso degli anni, altro non è che il frutto delle loro illecite attività occultate attraverso la conduzione di lecite attività imprenditoriali fortemente radicate nel tessuto sociale della provincia novarese e non”.

Operazioni tra più importanti condotte in Piemonte

Arrivare alla confisca dei beni non è sicuramente semplice e questa operazione si colloca tra le più importanti in Piemonte. Per la questura di Novara si tratta di “un ulteriore importante tassello alla lotta alla criminalità organizzata, attività che gli uomini e le donne della Polizia di Stato con dedizione, passione, orgoglio, ma anche sacrificio, compiono quotidianamente”.
m.d.

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