Pozzi Carpignano: dopo la rinuncia Eni, reazioni tra soddisfazione e scetticismo

Pozzi Carpignano: dopo la rinuncia Eni, reazioni tra soddisfazione e scetticismo
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«Nell’ambito di una revisione del proprio piano industriale aziendale, Eni ha deciso di rinunciare alle quote di partecipazione maggioritaria nel permesso esplorativo Carisio». Il che significa che il pozzo per le trivellazioni esplorative alla ricerca dell’oro nero a Carpignano Sesia non si farà. La decisione è stata comunicata ufficialmente da Diego Portoghese, responsabile del distretto centro settentrionale di Eni. Da una parte c’è chi ha preso la notizia con grande soddisfazione, dall’altra chi è scettico e si domanda se, in futuro, ciò che si è tentato di far “entrare dalla porta” non venga fatto passare dalla finestra. «Naturalmente c

«Nell’ambito di una revisione del proprio piano industriale aziendale, Eni ha deciso di rinunciare alle quote di partecipazione maggioritaria nel permesso esplorativo Carisio». Il che significa che il pozzo per le trivellazioni esplorative alla ricerca dell’oro nero a Carpignano Sesia non si farà. La decisione è stata comunicata ufficialmente da Diego Portoghese, responsabile del distretto centro settentrionale di Eni. Da una parte c’è chi ha preso la notizia con grande soddisfazione, dall’altra chi è scettico e si domanda se, in futuro, ciò che si è tentato di far “entrare dalla porta” non venga fatto passare dalla finestra. «Naturalmente continueremo a vigilare e a tener fede alla nostra battaglia – spiega il sindaco del paese, Giuseppe Maio – anche se, almeno per ora, non possiamo che tirare un sospiro di sollievo».
Il piano di riorganizzazione di Eni prevede una revisione con relativa cessione delle quote maggioritarie del permesso di ricerca petrolifero Carisio: «Eni – aggiunge Porgoghese - ha informato il partner di minoranza nel permesso di ricerca Carisio, Petroceltic Italic. Non viene materialmente messo sul mercato il pacchetto di quote ma in virtù del contratto operativo vigente, Eni ha notificato al partner la rinuncia alle proprie quote di partecipazione maggioritaria del permesso di ricerca. Finora, il ruolo di Eni è stato quello di operatore del permesso esplorativo Carisio, e in questa ottica ha portato avanti l’iter autorizzativo del progetto, terminato con il giudizio positivo del ministero dell’Ambiente, a conferma della completa sostenibilità delle attività previste e dell’adozione delle migliori tecnologie disponibili per la salvaguardia dell’ambiente. Il rispetto dell’ambiente è da sempre centrale nelle attività di Eni».  

I commenti
Sulla vicenda anche il responsabile nazionale del dipartimento ambiente della Lega, Gian Carlo Locarni, è intervenuto avvertendo di non  lasciarsi andare «a facili entusiasmi. Ricordo che la cessione di quote maggioritarie, anche se non immesse materialmente sul mercato come da dichiarazioni del dott. Portoghese responsabile del distretto  centro settentrionale di Eni, non cassano il progetto ma spostano solo le quote maggioritarie ad un altro soggetto che potrebbe essere il socio minoritario Petroceltic o altro soggetto che solo il tempo ci dirà. Proprio in virtù di un primo via libera arrivato con il decreto interministeriale deve far si che l’attenzione di tutti coloro che fin dal 2012 si sono opposti a tale nefasto progetto resti ai massimi livelli.  Se fosse  un primo step amministrativo e senza alcun pronunciamento ministeriale sarebbe altra cosa ma un progetto seppur in fase preliminare ma , ripeto, con un primo significativo via libera non può lasciarci tranquilli. Sarà compito del governo che andrà a costituirsi dopo il 4 marzo approntare una moral suasion sui soggetti che avranno le quote in mano di detti progetti, dal canto nostro eravamo, siamo e saremo sempre contrari a progetti che minano le eccellenze territoriali già in essere per un misero contributo energetico come quantificato dalle ricerche preliminari».

Di progetto in progetto
Intanto, il comitato Dnt di Carpignano Sesia non abbassa la guardia e pone l’attenzione sul progetto Cascina Alberto di Shell. "Negli ultimi giorni del 2017 - scrivono in una nota - la multinazionale Royal Duch Shell, operante nel settore petrolifero, dell’energia e della petrolchimica ha depositato presso il ministero dell’Ambiente la richiesta di avvio per una campagna di indagini geofisiche nell’ambito del progetto di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi del permesso “Cascina Alberto”. È stato pertanto deluso l’ottimismo di chi aveva pensato che i mesi di silenzio, seguiti al primo annuncio di queste intenzioni palesate all’inizio della scorsa primavera, corrispondessero ad una rinuncia di fronte ai numerosi pareri negativi allora raccolti nel territorio".
E aggiungono: «Non saranno pratiche di marketing, come sta continuando a fare Shell, a poter ribaltare una analisi documentata sui caratteri economici, socio-culturali ed ambientali dei territori del Novarese, compiuta da parte nostra per contrastare il tentativo avviato da Eni. Questa questa fascia di territori piemontesi e lombardi non può essere trasformata in una sorta di Texas italiano».

p.u.

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