Esplosione Tr 24: «Disastro su cui non può calare l’oblio»

Esplosione Tr 24: «Disastro su cui non può calare l’oblio»
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TRECATE - Erano circa le 14 del 28 febbraio 1994 quando un boato ruppe il silenzio di una tranquilla giornata di fine inverno. E a Trecate si consumò quello che sarebbe diventato uno dei più gravi disastri ambientali mai avvenuti in territorio italiano (e forse il più grave in zona abitata): lo scoppio del pozzo petrolifero Tr24, in località Cascina Cardana. Un evento per il quale non furono ravvisate responsabilità umane: il procedimento giudiziario si concluse infatti nel novembre del 1995 con un non luogo a procedere per i tre tecnici che stavano lavorando al pozzo, indagati per disastro colposo.

Ma c’è chi, a 23 anni di distanza, non dimentica. Il maresciallo Salvatore Varisco, all’epoca dei fatti comandante della Stazione Carabinieri di Trecate e tra i primi ad accorrere sulla sua “Uno” di servizio sul luogo dell’incidente, ne ha fatto una questione di principio e continua ogni anno a ricordare l’accaduto, «perché non cali su quell’episodio il sipario del silenzio e dell’oblio».

«La  popolazione di Trecate - ricorda Varisco - ha vissuto, per oltre due giorni e due notti,  una incessante pioggia di idrocarburi e sostanze gassose (compreso l’H2S, l’acido solfidrico), uno stato psicologico di continua trepidazione, di paura, di terrore per l'assordante rumore dell'eruzione. Le telefonate alla caserma dei Carabinieri da parte dei cittadini continuavano, le strade erano impregnate di sostanze oleose e si era formata una poltiglia di idrocarburi grezzi ed altre sostanze che ha reso difficoltosa la circolazione stradale».

Ingenti furono le operazioni di bonifica e pulizia, tanto che «nelle settimane successive al disastro ecologico-ambientale Trecate si era trasformata in un immenso cantiere. Le operazione di bonifica e di pulizia erano ordinate e coordinate dalla società Agip spa. Durante l'operazione  – dice Varisco - venne effettuata anche una bonifica di tetti in eternit, i cui composti erano l'amosite e il crosotilo, materiali molto pericolosi per la salute delle persone».

Nella commemorazione del primo decennio dell’esplosione del Tr 24, continua il maresciallo, «i responsabili dell'Eni al teatro comunale di Trecate hanno dichiarato che, durante la bonifica, era stato recuperato il 78% del petrolio greggio, ma che il 22% era rimasto nel suolo e sottosuolo. Hanno dichiarato, inoltre, che avevano speso per la bonifica del territorio circa 280 milioni di euro. Nella circostanza - secondo Varisco - non è stata specificata però la quantità di petrolio fuoriuscito dalla bocca del Tr 24, dal 28 febbraio al 2 marzo 1994, ininterrottamente ed in enorme quantità». Nè, secondo il comandante, «sono mai stati presi in considerazione gli effetti del disastro sulla salute della popolazione coinvolta, la quale è stata esposta per mesi, per anni, a tutti gli inquinanti fuoriusciti dall'esplosione del Tr24, le cui potenzialità  di rischio insorgenza malattie tumorali sono elevatissime per le loro caratteristiche cancerogene e mutagene, riconosciute dall'Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro».

E Varisco, che negli ultimi anni ha dovuto salutare la moglie e la figlia, entrambe stroncate da gravi malattie, ne ha fatto una sua - comprensibile - battaglia personale. «La società Agip spa, prima di iniziare le trivellazioni nel comune di Trecate aveva assicurato alle autorità locali ed alla popolazione che non poteva esservi alcun pericolo per l'ambiente e la popolazione, in quanto erano dotati di strumenti di sicurezza eccezionali che avrebbe bloccato qualsiasi inizio di incidente. Purtroppo i fatti hanno dimostrato il contrario».

Laura Cavalli

TRECATE - Erano circa le 14 del 28 febbraio 1994 quando un boato ruppe il silenzio di una tranquilla giornata di fine inverno. E a Trecate si consumò quello che sarebbe diventato uno dei più gravi disastri ambientali mai avvenuti in territorio italiano (e forse il più grave in zona abitata): lo scoppio del pozzo petrolifero Tr24, in località Cascina Cardana. Un evento per il quale non furono ravvisate responsabilità umane: il procedimento giudiziario si concluse infatti nel novembre del 1995 con un non luogo a procedere per i tre tecnici che stavano lavorando al pozzo, indagati per disastro colposo.

Ma c’è chi, a 23 anni di distanza, non dimentica. Il maresciallo Salvatore Varisco, all’epoca dei fatti comandante della Stazione Carabinieri di Trecate e tra i primi ad accorrere sulla sua “Uno” di servizio sul luogo dell’incidente, ne ha fatto una questione di principio e continua ogni anno a ricordare l’accaduto, «perché non cali su quell’episodio il sipario del silenzio e dell’oblio».

«La  popolazione di Trecate - ricorda Varisco - ha vissuto, per oltre due giorni e due notti,  una incessante pioggia di idrocarburi e sostanze gassose (compreso l’H2S, l’acido solfidrico), uno stato psicologico di continua trepidazione, di paura, di terrore per l'assordante rumore dell'eruzione. Le telefonate alla caserma dei Carabinieri da parte dei cittadini continuavano, le strade erano impregnate di sostanze oleose e si era formata una poltiglia di idrocarburi grezzi ed altre sostanze che ha reso difficoltosa la circolazione stradale».

Ingenti furono le operazioni di bonifica e pulizia, tanto che «nelle settimane successive al disastro ecologico-ambientale Trecate si era trasformata in un immenso cantiere. Le operazione di bonifica e di pulizia erano ordinate e coordinate dalla società Agip spa. Durante l'operazione  – dice Varisco - venne effettuata anche una bonifica di tetti in eternit, i cui composti erano l'amosite e il crosotilo, materiali molto pericolosi per la salute delle persone».

Nella commemorazione del primo decennio dell’esplosione del Tr 24, continua il maresciallo, «i responsabili dell'Eni al teatro comunale di Trecate hanno dichiarato che, durante la bonifica, era stato recuperato il 78% del petrolio greggio, ma che il 22% era rimasto nel suolo e sottosuolo. Hanno dichiarato, inoltre, che avevano speso per la bonifica del territorio circa 280 milioni di euro. Nella circostanza - secondo Varisco - non è stata specificata però la quantità di petrolio fuoriuscito dalla bocca del Tr 24, dal 28 febbraio al 2 marzo 1994, ininterrottamente ed in enorme quantità». Nè, secondo il comandante, «sono mai stati presi in considerazione gli effetti del disastro sulla salute della popolazione coinvolta, la quale è stata esposta per mesi, per anni, a tutti gli inquinanti fuoriusciti dall'esplosione del Tr24, le cui potenzialità  di rischio insorgenza malattie tumorali sono elevatissime per le loro caratteristiche cancerogene e mutagene, riconosciute dall'Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro».

E Varisco, che negli ultimi anni ha dovuto salutare la moglie e la figlia, entrambe stroncate da gravi malattie, ne ha fatto una sua - comprensibile - battaglia personale. «La società Agip spa, prima di iniziare le trivellazioni nel comune di Trecate aveva assicurato alle autorità locali ed alla popolazione che non poteva esservi alcun pericolo per l'ambiente e la popolazione, in quanto erano dotati di strumenti di sicurezza eccezionali che avrebbe bloccato qualsiasi inizio di incidente. Purtroppo i fatti hanno dimostrato il contrario».

Laura Cavalli

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