«Matteo dobbiamo vincere!» «Ci proviamo»

«Matteo dobbiamo vincere!» «Ci proviamo»
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VERBANIA - E’ stato un successo la “toccata e fuga” di Matteo Renzi a Verbania e a Vogogna. Appena sceso dal treno, alla stazione di Fondotoce, è stato travolto dall’entusiasmo della piccola folla di militanti accorsi ad accoglierlo al primo binario. A guidare il comitato di benvenuto, il sindaco della città capoluogo di provincia, Silvia Marchionini, il deputato del territorio, Enrico Borghi, e il segretario provinciale Pd, Giuseppe Grieco. 
«Matteo, dobbiamo vincere!», E’ stata l’invocazione della base piddina di Verbania e provincia. «Ci proviamo!», la risposta del segretario. 
Nel breve tragitto tra il treno e il pulmino che l’ha portato al Castello Visconteo di Vogogna, insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi e agli altri del suo seguito, l’ex premier Matteo Renzi s’è prestato di buon grado ai selfie con iscritti e simpatizzanti. Fallita la “chiamata alle armi” via Facebook della vigilia, ad opera di noti esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia: «Accogliamolo come merita». Soltanto un isolato contestatore s’è presentato sul piazzale antistante alla stazione per urlare il suo «Vai a casa!», non udito dal destinatario ed ignorato dai fan piddini. Più nutrito, sia alla vigilia che giovedì, il “tam tam” antirenziano via social, condito da citazioni “colte” (La Locomotiva di Francesco Guccini). 
Al Castello Visconteo il padrone di casa Enrico Borghi, sindaco di Vogogna e deputato pd, ha ringraziato Renzi per le ricadute sul territorio dell’azione del suo governo. Tra gli esempi ha citato la salvaguardia degli uffici postali di montagna e il bando delle periferie che ha portato a Verbania 8 milioni di euro. «Otto milioni, grazie ai quali – ha detto congedandosi Renzi – possiamo riqualificare i territori marginali evitando che si spopolino. Consentire a questa provincia di mantenere il livello di presenze turistiche che m’avete detto, 2 milioni e 500 mila solo sui laghi, e di ridare fiato ai piccoli comuni di montagna. Sui quali, Enrico, continua a martellare sia me che Maria Elena». 
Mauro Rampinini

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VERBANIA - E’ stato un successo la “toccata e fuga” di Matteo Renzi a Verbania e a Vogogna. Appena sceso dal treno, alla stazione di Fondotoce, è stato travolto dall’entusiasmo della piccola folla di militanti accorsi ad accoglierlo al primo binario. A guidare il comitato di benvenuto, il sindaco della città capoluogo di provincia, Silvia Marchionini, il deputato del territorio, Enrico Borghi, e il segretario provinciale Pd, Giuseppe Grieco. 
«Matteo, dobbiamo vincere!», E’ stata l’invocazione della base piddina di Verbania e provincia. «Ci proviamo!», la risposta del segretario. 
Nel breve tragitto tra il treno e il pulmino che l’ha portato al Castello Visconteo di Vogogna, insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi e agli altri del suo seguito, l’ex premier Matteo Renzi s’è prestato di buon grado ai selfie con iscritti e simpatizzanti. Fallita la “chiamata alle armi” via Facebook della vigilia, ad opera di noti esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia: «Accogliamolo come merita». Soltanto un isolato contestatore s’è presentato sul piazzale antistante alla stazione per urlare il suo «Vai a casa!», non udito dal destinatario ed ignorato dai fan piddini. Più nutrito, sia alla vigilia che giovedì, il “tam tam” antirenziano via social, condito da citazioni “colte” (La Locomotiva di Francesco Guccini). 
Al Castello Visconteo il padrone di casa Enrico Borghi, sindaco di Vogogna e deputato pd, ha ringraziato Renzi per le ricadute sul territorio dell’azione del suo governo. Tra gli esempi ha citato la salvaguardia degli uffici postali di montagna e il bando delle periferie che ha portato a Verbania 8 milioni di euro. «Otto milioni, grazie ai quali – ha detto congedandosi Renzi – possiamo riqualificare i territori marginali evitando che si spopolino. Consentire a questa provincia di mantenere il livello di presenze turistiche che m’avete detto, 2 milioni e 500 mila solo sui laghi, e di ridare fiato ai piccoli comuni di montagna. Sui quali, Enrico, continua a martellare sia me che Maria Elena». 
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