Illustrato a Novara il rapporto “Il punto cieco” su usura, racket e gioco d’azzardo

Illustrato a Novara il rapporto “Il punto cieco” su usura, racket e gioco d’azzardo
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NOVARA - Usura, gioco d’azzardo e racket, tre fenomeni spesso collegati. Di questo si è parlato, alla Barriera Albertina, all’incontro dal titolo “Il punto cieco”, in cui è stato illustrato l’omonimo rapporto, redatto dall’Osservatorio regionale di Libera Piemonte.

A promuovere l’evento, Libera Novara con il Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica e la Camera di Commercio. A illustrare la ricerca, Francesca Rubino, curatrice del rapporto e responsabile per il Nord-Ovest Italia del progetto “Sos Giustizia”, e Alessandro Buscaglia, redattore del rapporto e membro dell’Osservatorio di Libera Novara.

La serata è stata introdotta da Cinzia Spilinga, responsabile Git di Banca Etica, e da Mattia Anzaldi, referente di Libera Novara. «Siamo sempre stati attenti a queste tematiche – ha riferito Spilinga – in particolare al fenomeno dell’usura. Tant’è che siamo soci di “Interesse uomo”, fondazione antiusura attiva in Piemonte. Abbiamo attivato anche percorsi nelle scuole. Obiettivo, vivere il risparmio in modo diverso». Un incontro, «che per noi – ha aggiunto Anzaldi – rappresenta uno dei 100 passi che ci avvicinerà al 21 marzo, quando saremo a Bologna per la Giornata della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti delle mafie».

Un appuntamento in cui è stato tracciato il contesto sociale in cui nasce l’usura, le cause che portano a rivolgersi agli usurai, le leggi, le tutele e molto altro.

«Al rapporto – ha detto Buscaglia – abbiamo lavorato per diverso tempo, cercando di fornire uno strumento utile per tutti». Lo sportello Sos Giustizia esiste da 4 anni, «ma Libera – ha spiegato Rubino - è accanto alle vittime di usura ormai da 20 anni. Quello che abbiamo notato nella nostra attività è una scarsa informazione sul fenomeno e poca attenzione anche da parte della stampa. Resta un po’ in un cono d’ombra». La magistratura, comunque, negli ultimi tempi, «a partire dal 2011 – hanno spiegato Rubino e Buscaglia - ha concluso diverse operazioni con al centro l’usura e, sovente, un collegamento con la ‘ndrangheta».

Il problema maggiore «sono le istituzioni – hanno proseguito – Le vittime, infatti, spesso non sanno che esistono normative per tutelarle. Abbiamo notato un’assenza di campagne informative sul tema, a livello locale come anche nazionale, almeno dal 2007. Forse viene ritenuto un tempa privato, eppure è un fenomeno che esiste da sempre e ci sono state inchieste a Torino e a Novara».

Inchieste che, per Novara, per Libera, sono state seguite proprio da Buscaglia, con articoli e approfondimenti.

Tre sono le tipologie di usura, come ha riferito Rubino. «Quella ‘semplice’, legata allo strozzinaggio, quella di mafia e l’usura bancaria, da noi non trattata. L’obiettivo dell’usuraio singolo è fare affari, ‘strozzare’ la propria vittima. L’usura di mafia è, invece, più pericolosa. In entrambi i casi, a un certo punto, la vittima non riesce più ad andare avanti. Con la mafia è il potere criminale che vuole diventare potere economico. Entrambi i tipi di usura sono caratterizzati da violenza e minacce».

Difficile delineare un identikit della vittima ‘tipo’. A rivelarlo è Buscaglia: «spesso sono vittime di usura persone insospettabili, magari un padre che regala, con difficoltà, un’auto ai figli o che deve provvedere al matrimonio di un figlio o una figlia. Sono molti i motivi scatenanti che possono portare a chiedere un prestito a un usuraio. Certo ci sono molti casi di chi ha perso tutto con il gioco d’azzardo, con le slot machines. Dietro l’usura c’è sempre un dissesto, un problema nell’aver gestito il denaro. Sono persone, le vittime, accomunate da fragilità e solitudine. Tra l’altro – ricordano sia Buscaglia sia Rubino – vivono l’usuraio in maniera distorta, come un benefattore». A tal punto che, «quando vengono allo sportello ci girano intorno alla questione, ma non dicono che vogliono denunciare, non dicono che sono vittime di usura. Hanno una sfiducia generalizzata nelle istituzioni, perché non sanno che ci sono leggi che li tutelano. La denuncia è la sola via per un percorso di consapevolezza».

Dal pubblico molte le domande. Quello che è emerso è la necessità di reti di supporto e di una maggiore informazione.

mo.c.

 

Per saperne di più, leggi il Corriere di Novara in edicola lunedì 2 marzo

NOVARA - Usura, gioco d’azzardo e racket, tre fenomeni spesso collegati. Di questo si è parlato, alla Barriera Albertina, all’incontro dal titolo “Il punto cieco”, in cui è stato illustrato l’omonimo rapporto, redatto dall’Osservatorio regionale di Libera Piemonte.

A promuovere l’evento, Libera Novara con il Gruppo di Iniziativa Territoriale di Banca Etica e la Camera di Commercio. A illustrare la ricerca, Francesca Rubino, curatrice del rapporto e responsabile per il Nord-Ovest Italia del progetto “Sos Giustizia”, e Alessandro Buscaglia, redattore del rapporto e membro dell’Osservatorio di Libera Novara.

La serata è stata introdotta da Cinzia Spilinga, responsabile Git di Banca Etica, e da Mattia Anzaldi, referente di Libera Novara. «Siamo sempre stati attenti a queste tematiche – ha riferito Spilinga – in particolare al fenomeno dell’usura. Tant’è che siamo soci di “Interesse uomo”, fondazione antiusura attiva in Piemonte. Abbiamo attivato anche percorsi nelle scuole. Obiettivo, vivere il risparmio in modo diverso». Un incontro, «che per noi – ha aggiunto Anzaldi – rappresenta uno dei 100 passi che ci avvicinerà al 21 marzo, quando saremo a Bologna per la Giornata della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti delle mafie».

Un appuntamento in cui è stato tracciato il contesto sociale in cui nasce l’usura, le cause che portano a rivolgersi agli usurai, le leggi, le tutele e molto altro.

«Al rapporto – ha detto Buscaglia – abbiamo lavorato per diverso tempo, cercando di fornire uno strumento utile per tutti». Lo sportello Sos Giustizia esiste da 4 anni, «ma Libera – ha spiegato Rubino - è accanto alle vittime di usura ormai da 20 anni. Quello che abbiamo notato nella nostra attività è una scarsa informazione sul fenomeno e poca attenzione anche da parte della stampa. Resta un po’ in un cono d’ombra». La magistratura, comunque, negli ultimi tempi, «a partire dal 2011 – hanno spiegato Rubino e Buscaglia - ha concluso diverse operazioni con al centro l’usura e, sovente, un collegamento con la ‘ndrangheta».

Il problema maggiore «sono le istituzioni – hanno proseguito – Le vittime, infatti, spesso non sanno che esistono normative per tutelarle. Abbiamo notato un’assenza di campagne informative sul tema, a livello locale come anche nazionale, almeno dal 2007. Forse viene ritenuto un tempa privato, eppure è un fenomeno che esiste da sempre e ci sono state inchieste a Torino e a Novara».

Inchieste che, per Novara, per Libera, sono state seguite proprio da Buscaglia, con articoli e approfondimenti.

Tre sono le tipologie di usura, come ha riferito Rubino. «Quella ‘semplice’, legata allo strozzinaggio, quella di mafia e l’usura bancaria, da noi non trattata. L’obiettivo dell’usuraio singolo è fare affari, ‘strozzare’ la propria vittima. L’usura di mafia è, invece, più pericolosa. In entrambi i casi, a un certo punto, la vittima non riesce più ad andare avanti. Con la mafia è il potere criminale che vuole diventare potere economico. Entrambi i tipi di usura sono caratterizzati da violenza e minacce».

Difficile delineare un identikit della vittima ‘tipo’. A rivelarlo è Buscaglia: «spesso sono vittime di usura persone insospettabili, magari un padre che regala, con difficoltà, un’auto ai figli o che deve provvedere al matrimonio di un figlio o una figlia. Sono molti i motivi scatenanti che possono portare a chiedere un prestito a un usuraio. Certo ci sono molti casi di chi ha perso tutto con il gioco d’azzardo, con le slot machines. Dietro l’usura c’è sempre un dissesto, un problema nell’aver gestito il denaro. Sono persone, le vittime, accomunate da fragilità e solitudine. Tra l’altro – ricordano sia Buscaglia sia Rubino – vivono l’usuraio in maniera distorta, come un benefattore». A tal punto che, «quando vengono allo sportello ci girano intorno alla questione, ma non dicono che vogliono denunciare, non dicono che sono vittime di usura. Hanno una sfiducia generalizzata nelle istituzioni, perché non sanno che ci sono leggi che li tutelano. La denuncia è la sola via per un percorso di consapevolezza».

Dal pubblico molte le domande. Quello che è emerso è la necessità di reti di supporto e di una maggiore informazione.

mo.c.

 

Per saperne di più, leggi il Corriere di Novara in edicola lunedì 2 marzo

 

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